LA TERRA PROMESSA - 02/11/21 - mHoB

Osservò con quei suoi occhi giallastri il compagno barbaro arrampicarsi sulla scala con molta agilità e poi scomparire oltre la botola, lassù in alto. Era rimasta sola. Iniziò a guardarsi intorno. La sensazione non era piacevole. Era notte fonda, si trovava in un vecchio mulino dove ogni cosa scricchiolava al minimo contatto o alla prima folata di vento, non c'era una luce che fosse una, se non quella della luna, particolarmente luminosa quella notte. 

Fu riportata alla realtà dal gusto che le salì in bocca. Era lo stesso dell'odore di marcio che sentiva quando la mamma le faceva raccogliere i grandi fiori viola che crescono subito oltre il limitare dei primi alberi della foresta del Davokar quando poi se li dimenticava per giorni e giorni nei vasi pieni di acqua marcescente. Era l'ombra. La corruzzione. L'altro lato della medaglia. Lo spirito nero, come era solito chiamarlo il vecchio Arkan. L'uso della magia che Mhob aveva dentro di sè presentava il conto come tutte le volte. Le venne quasi da vomitare. Un conato di vomito risalì con quel disgustoso sapore. La piccola goblin ci mise un attimo a controllare quella sensazione.

Bhom. L'orso. La consapevolezza del suo compagno animale la raggiunse ad un livello razionale e le permise di sentirlo. Non era una cosa facile da spiegare. Sentiva la presenza dell'orso anche se questo non era nei paraggi. Lo sentiva come chiunque altro ha la consapevolezza di avere un braccio o una mano. Come quando ad occhi chiusi cerchi di sentire la tua mano, senza doverla toccare o senza muovere le dita. Serntila dentro. Quello era il modo in cui Mhob sentiva Bhom. Quello fu il modo in cui Mhob lo sentì in quel momento. Sentì l'orso gironzolare dentro il vecchio mulino, incuriosito da un piccolo topo che stava cercando di mettersi in salvo.

Come se stesse rispondendo ad un messaggio vocale l'orso si voltò, annusò l'aria e con lentezza guadagnò l'uscita per andare a sdraiarsi a fianco della strega che nel mentre si era seduta sui quattro gradini che componevano l'ingresso di quel vecchio rudere. Si appoggiò comodamente al grande corpo caldo di Bhom, ormai si era abituata al pelo ispido del manto dell'animale e la cosa non le dava più fastidio. Sopra di lei, sospese nell'aria, galleggiavano ancora tre frecce. Il suo sguardo percorreva l'orizzonte in lungo ed in largo e chiese a Bhom, anche se sapeva benissimo che non c'era bisogno di farlo, di stare allerta. Fosse stata sola sarebbe stata molto più agitata, ma il suo orso, lì, accanto a lei, la tranquillizzava.

 

NON GDR

Mhob e Bhom si posizionano dunque all'ingresso del vecchio mulino. Seduti sui gradini.

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