LA TERRA PROMESSA - 03/11/21 - SoLoMoN

Il barbaro stringeva con la mano sinistra il manico dell'arco di legno, la freccia poggiata su di essa. La mano destra accarezzava la corda dell'arma, che ancora non era tesa, e contemporaneamente teneva fissa su di essa una delle frecce dal piumaggio nero. Lo sguardo rivolto a quelle ombre che stavano avanzando. 

L'attenzione di Solomon venne attirata dalla più arretrata di queste, quella incappucciata. Fissò lo sguardo su di essa ed iniziò ad alzare il braccio sinistro, avendo cura di mantenerlo ben teso, per portarlo all'altezza del naso mentre contemporaneamente la mano destra tendeva la corda spingendo verso la spalla la freccia incoccata.

Aveva trovato il suo bersaglio.


Si concentrò guardando davanti a sé l'oscurità, immaginò la traiettoria della freccia come fosse il volo di una lucciola sotto il suo completo controllo.

Stese completamente la corda dell'arco fino a raggiungerne la massima estensione e quando percepì che il momento era quello giusto, la rilasciò.

Sentì la freccia scorrere sulla mano sinistra che sorreggeva il legno dell'arco. Sentì il legno rilasciare la tensione a cui era stato sottoposto, al fine di imprimere forza al bolide che stava scagliando.

Flup!

Vide la freccia sparire nella notte, inghiottita dall'oscurità che tutto sembrava avvolgere attorno a quel maledetto mulino abbandonato. Solomon era consapevole che il tiro appena effettuato era buono. 

Stink!

Vide per un brevissimo istante la punta della freccia, la colse proprio nel momento in cui questa rimbalzava contro una qualche protezione che indossava il tizio che Solomon aveva preso come bersaglio. Il tiro era stato sì buono, ma anche debole o semplicemente sfortunato. La freccia non aveva ferito il bersaglio.

"Merda!" pensò tra sé e sé il barbaro.

Da sotto il cappuccio osservò i movimenti dei due tizi che si erano divisi e che stavano avanzando uno a destra ed uno a sinistra dell'ingresso del mulino. Voltò lo sguardo verso Bhom, li di fianco. Si voltò per un istante verso l'interno dell'edificio, anch'esso scuro. Colse Mhob e le sue frecce pronte ad essere scagliate che stava prendendosi cura del loro ospite, Keler. Alzò lo sguardo e vide che il grande orco stava scendendo il più rapidamente possibile, anche se non era tra le creature più aggraziate di tutto il Davokar. In un'altra situazione, probabilmente, avrebbe anche potuto sorridere, ma non era quella una buona situazione per lasciarsi andare a certi comportamenti.

"Se i miei calcoli sono corretti, Bhom dovrebbe riuscire a tenere a bada i due, almeno per il tempo necessario affinché la Vecchia Quercia arrivi. La cosa importante è che riesca a fermarli qui all'ingresso. Meglio per me cambiare la posizione ed arretrare. Sarò più utile con le mie frecce piuttosto che con le lame, almeno per ora. Meglio addirittura se da un punto sopraelevato"

Questi pensieri e ragionamenti attraversarono la mente del barbaro mentre gli occhi adocchiarono il meccanismo centrale del mulino, formato da pietre ed ingranaggi in legno ormai marcio, che una volta era collegato alla ruota mossa dall'acqua. Quello poteva essere un buon posto per bersagliare l'ingresso con delle frecce. Si sarebbe posizionato lì.

Si mosse più rapidamente possibile e saltò sopra gli ingranaggi, per poi preparare l'arco ed una freccia.


NON GDR

Solomon colpirà con le frecce gli avversari che arriveranno all'ingresso, stando sopra i meccanismi che un tempo erano collegati alla ruota del mulino.


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